luoghi misteriosi nel bolognese

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view post Posted on 16/4/2011, 19:33







di Giorgio Pastore

Delle duecento torri che sorgevano a Bologna ora ne rimangono soltanto due nel centro storico: quella più alta, detta “degli Asinelli” e l’altra, pendente, detta “Garisenda”. Come si legge sulla targa posta accanto alla porticina d’ingresso di quest’ultima, la torre pende con un fuori di piombo di 3,22 metri a causa di un cedimento del terreno avvenuto durante la sua costruzione. Ritroviamo la Garisenda anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri. Sul lato opposto alla via principale leggiamo il celebre passo su una targa affissa alla parete esterna del monumento:

Qual pare a riguardar la Carisenda
Sotto il chinato, quando un nuvol vada
Sovr’essa sì, ch’ella in contrario penda:
Tal parve Anteo a me che stava a bada
Di vederlo chinare…

Una leggenda popolare le vuole entrambe costruite dal diavolo in una sola notte, e qualcosa di diabolico deve realmente esserci, visto che già in molti si sono suicidati gettandosi dalle stesse. Tuttavia, queste sono anche il simbolo della città, ricca di fascino e di misteri. Ricordiamo a tal proposito l’incompleta Chiesa di San Petronio, con al suo interno una meridiana astronomica realizzata nel 1655 da Gian Domenico Cassini, simile a quella presente nel Duomo di Milano; e le sette sataniche, che operano più o meno segretamente, ma costantemente, da molti anni. Qui a Bologna, nel 1963, nacque Marco Dimitri, presidente dell’associazione culturale dei Bambini di Satana.







A Bologna sorge inoltre l’Archiginnasio, la più antica università d’Italia e del mondo occidentale, risalendo al 1088. Qui insegnarono personalità illustri, come Girolamo Cardano (1501-1576), matematico, medico e alchimista; Giosuè Carducci (1835-1907), Giovanni Pascoli (1855-1912), Umberto Eco (1932) e molti altri, spesso appartenenti alla Massoneria.
In Galleria Marconi, al numero 8, si trova una delle più grandi biblioteche esoteriche di tutta Europa. Conta quasi 15.000 volumi, alcuni risalenti al XIX secolo.
Nel lapidario del Museo Civico Medievale di Palazzo Ghisilardi, in Via Manzoni, al numero 4, si conserva un’interessante epigrafe, meglio conosciuta come “Pietra di Bologna”. Essa risale almeno al XVI secolo. L’originale si trovava su un muro della Chiesa dei santi Pietro e Paolo, all’interno del complesso di Santa Maria di Casaralta, divenuto una commenda nel 1550. La chiesa, fondata dall’Ordine dei frati Gaudenti, crollò nel 1885 in seguito a un terremoto. Per fortuna, già nel secolo XVII, l’enigmatica iscrizione era stata fatta ricopiare per volere del senatore Achille Volta (1627-1676), padrone della commenda, garantendone la sopravvivenza fino ai giorni nostri. Lo stesso Volta sarebbe stato un amante dell’occulto. Il testo della Pietra di Bologna sembrerebbe un epitaffio funebre, ma secondo alcuni studiosi, i personaggi nominati nell’epigrafe, Aelia Laelia Crispis e Lucius Agatho Priscius, sarebbero fittizi: richiamerebbero a simboli, metafore, allusioni e indizi capaci di ricondurre l’alchimista al suo tesoro, la sintesi della Pietra filosofale. Nell’epigrafe, creata dai frati Gaudenti, che per alcuni, come lo storico Carlo Pancaldi, sarebbero stati esponenti di una setta esoterica, vi sarebbero indicati i passaggi alchemici per mezzo dei quali sarebbe possibile ricreare in laboratorio la Pietra filosofale, ovvero, ottenere la vita eterna e trasformare il piombo in oro. Tant’è che, si dice, se Bologna avesse scoperto questo segreto, contenuto nell’epigrafe, avrebbe potuto arricchirsi a dismisura. Invece, il codice impresso nella Pietra di Bologna non è facilmente decifrabile, malgrado ci abbiano provato molti studiosi nel corso dei secoli.

Fonte : http://www.mitiemisteri.it/luoghi_misterio...ri_bologna.html
 
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